Sesso per disabili: posizioni, suggerimenti ed assistenza sessuale
Spesso si tratta il tema del sesso e della disabilità, inquadrandolo come un problema, come una "questione". Ci preme scardinare questa errata concezione della necessità sessuale per i disabili, i pregiudizi e i tabù sul tema, perché è necessario sovvertirli e parlare apertamente dell'argomento, anche a chi non ha una disabilità. Spesso la disabilità viene vista come un limite nella sessualità, e le persone con disabilità come degli asessuati: vogliamo invece parlare delle posizioni, del kamasutra per disabili, della figura del lovegiver, e del tema delle coppie e della disabilità e degli stereotipi che lo pervadono. Le persone con disabilità non hanno certo bisogno di un manuale d'amore, e neppure sono creature da trattare con compassione. Vogliamo per questo parlare di come fare l’amore con i disabili e come concepire e approcciarsi alla sessualità nella coppia.
Sesso e disabilità: tra pregiudizi e tabù
Esistono diversi pregiudizi e luoghi comuni nella considerazione delle persone disabili e delle coppie disabili rispetto al sesso e alla sessualità. Questo purtroppo rende problematico concepire le persone con disabilità come individui. Infatti la sessualità è parte integrante della persona e della sua stessa identità. Negare questo significa appunto privare le persone disabili di una parte importante della loro individualità. Tra i pregiudizi legati alla sessualità e disabilità ci sono:
- La figura dell’angelo innocente, il disabile viene considerato un eterno bambino asessuato. Questo avviene soprattutto quando la disabilità è congenita alla nascita o si manifesta nell’infanzia. Sono spesso i genitori o chi conosce la persona disabile da sempre che tendono a considerarlo un eterno bambino, qualcuno che deve essere protetto dallo scoprire la sessualità, sulla base dell’assunto che questa non può fare parte della sua vita presente e futura.
- La ipersessualizzazione del disabile e l’attribuzione dell'attributo di promiscuo. Questo succede, soprattutto, alle persone con disabilità intellettive, per le quali si ha paura che non riuscirebbero a controllare e modulare l’espressione sessuale anche in relazione al contesto sociale. Per questo motivo la dimensione sessuale viene del tutto negata.
- La paura di recare loro un danno, il timore di "romperli", concepirli come troppo fragili per il sesso
Considerare la sessualità per i disabili come un "problema" ha implicato la "meccanizzazione" dell’atto come semplice sfogo e appagamento fisico e fisiologico, che comporta il rischio di rendere un atto naturale e primario come il sesso condizionato da imbarazzo, insicurezza, eccessiva curiosità e limitazioni e privazioni che nella realtà sono non solo inutili, ma anche denigranti e fortemente discriminatori. Lasciamoci alle spalle questi preconcetti, la sessualità è di tutti!
Disabili ed accesso al sesso
L’accesso al sesso per i disabili non è sempre stato, e non è ancora, totalmente semplice. Per secoli è stata negata la vita sessuale alle persone con disabilità sulla base dell’assunto che la loro sessualità fosse diversa e non avrebbe potuto realizzarsi in modo fisiologico. Tutto questo non è vero, perché le persone disabili provano desiderio sessuale allo stesso modo delle persone senza disabilità.
Secondo la Convenzione ONU con disabili “si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri.”
Allo stesso tempo, l’OMS definisce la sessualità “un aspetto centrale dell’essere umano comprendente: sesso, genere, identità e ruoli, orientamento sessuale, erotismo, piacere, intimità, riproduzione”, anche se “non tutte queste dimensioni sono sempre vissute o espresse" poiché influenzate da fattori di natura “biologica, psicologica, sociale, economica, politica, culturale, etica, religiosa, spirituale” (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità).
Da queste definizioni capiamo che di per sé una menomazione non è e non deve essere una limitazione alla sfera sessuale, sono piuttosto gli ostacoli imposti a costituire un limite alla sua espressione. Gli ostacoli possono essere fisici, materiali, ma anche appunto culturali e sociali come i pregiudizi.
Nei seguenti sottoparagrafi tratteremo i diversi tipi di supporto che possono essere utili per per rendere accessibile il sesso e la maturità sessuale alle persone con disabilità, per permettere loro di avere le stesse occasioni di accesso al corpo, all’emotività e alla sessualità di tutti.
Kamasutra per disabili
Può essere utile un kamasutra per disabili? Onde evitare altre misconcezioni a quelle che già esistono, chiariamo che, come per il kamasutra “classico” o il kamasutra lesbico, lo scopo non dovrebbe essere quello di fornire un manuale, perché questo potrebbe avrebbe come esito quello di medicalizzare ulteriormente il concetto di sessualità per il disabile. Al contrario il kamasutra deve essere una fonte di ispirazione e stuzzicare la fantasia per trovare le posizioni migliori.
Non solo, consideriamo che disabilità fisica non significa solo impossibilità o difficoltà nella mobilità, ma può significare anche un malfunzionamento di organi interni, come abbiamo spiegato nel nostro articolo su paraplegia e sessualità. Per questo motivo, è improprio fornire una soluzione che vada bene per tutti e non esiste un kamasutra per disabili. Un classico kamasutra può essere utile quindi per trovare una posizione personalizzata a seconda delle proprie esigenze.
Posizioni per fare l'amore con disabili
Sono tantissime le posizioni di sesso che possono andare bene per disabili e non: una è quella del missionario o, qualunque posizione che incontri la comodità della coppia. L’importante è mantenere il dialogo e la comunicazione, e questo vale non solo per le coppie disabili. Non va poi dimenticata la masturbazione: a tal proposito ti rimandiamo ai nostri articoli di approfondimento sulla masturbazione maschile, masturbazione femminile e masturbazione anale.
Assistenza sessuale per disabili: lovegiver
In molti paesi europei la figura del lovegiver, più precisamente dell’assistente sessuale per disabili, esiste ed è regolamentata. Puoi conoscere in quali paesi europei il lovegiver è già una professione in un articolo de La Stampa. In Italia non è così. Il termine lovegiver è stato coniato con la fondazione del Comitato LoveGiver, nel 2013, sulla scia di iniziative europee. A fondarlo è stato Maximiliano Ulivieri.
Il lovegiver o O.E.A.S. (Operatore per l’assistenza Emotiva, Affettiva e Sessuale) è un operatore professionale, uomo o donna, con orientamento bisessuale, eterosessuale o omosessuale con delle caratteristiche psicofisiche e sessuali “sane” che si occupa di creare una situazione di contatto emotivo, affettivo e sessualele e di aducare a questi aspetti persone con disabilità fisica e/o cognitiva. La prima assistente sessuale in Italia, formata presso il comitato lovegiver è stata Anna Senatore.
L’O.E.A.S. non è una figura professionale riconosciuta a livello nazionale, o non ancora. Maximiliano porta avanti dal 2014 la battaglia per l’approvazione di una legge che riconosca questa professione in ambito socio-sanitario.
C’è una differenza tra le figure istituite nel Nord Europa e il lovegiver in Italia? Oltre al non riconoscimento istituzionale della figura in Italia, c’è una differenza più sostanziale: In Italia, oltre alla volontà di creare una situazione di contatto sia umano che sessuale, senza arrivare a un rapporto completo, ma con il limite dell’autoerotismo, il lovegiver ha una funzione educativa.
Educazione alla sessualità ed affettività
L’educazione sessuale e affettiva è un elemento importante dell’educazione globale dell’individuo, essendo l’affettività e la sessualità, come anticipato, elementi che fanno parte dell’identità personale stessa. Per questo è cruciale soprattutto in fase dello sviluppo e in età adolescenziale per promuovere la salute sessuale.
La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo mentale e sociale, che non riguarda solo l’assenza di malattie della sfera sessuale, ma anche la consapevolezza delle proprie necessità affettive e sessuali, la capacità di rispondere alla soddisfazione di queste esigenze e attuare comportamenti di prevenzione e promozione della salute sessuale.
L’educazione sessuale non consiste quindi semplicemente nel trasmettere conoscenze di tipo medico-sanitario perché è connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni.
Sesso e sessualità nei disabili
Le persone con disabilità provano attrazione allo stesso modo delle persone senza disabilità e il sesso e la sessualità nei disabili presenta le stesse necessità nelle persone cosiddette “normodotate”.
Ne abbiamo già parlato in modo approfondito nel nostro articolo su disabilità e sessualità: I ragazzi con disabilità sperimentano gli stessi problemi dei ragazzi normodotati nella scoperta della sessualità, ma in presenza di disabilità intellettive non è raro che si sfoci in comportamenti sessuali inappropriati. Questo non è dovuto però alla disabilità, quanto piuttosto alla mancanza di una educazione sessuale dedicata. Rompiamo subito questo circolo vizioso, smettendo di infantilizzare la sessualità delle persone disabili e sosteniamo l’educazione sessuale, anche all’interno delle famiglie.
Tutti dovremmo avere l’accesso all’orgasmo perché è una funziona biologica fondamentale: ci permette di sentirci a contatto con il corpo, aumentare la nostra autostima e self confidence. Il piacere è il motore della vita.
Ha parlato di sessualità e disabilità nel suo libro “Accesso al sesso. Il kamasabile” Bruno Tescari, Presidente della Lega Arcobaleno. il libro contiene 23 interviste sul vissuto sessuale di persone con problemi di mobilità e genitori di disabili psichici.
Supporto di psicologi e sessuologi
Oltre alla già citata figura del lovegiver ci sono altre figure che possono affiancare la persona disabile per una corretta educazione e per aiutarlo a soddisfare autonomamente o in coppia il suo bisogno di piacere:
- Il caregiver è la persona a lui più vicina a che se ne prende cura. Può essere un partner, ma anche un genitore. Quando il caregiver non è un compagno è molto importante che lasci alla persona disabile spazi di intimità per esplorare il proprio benessere e piacere fisico. In questo caso deve occuparsi della tranquillità della persona e che si trovi in un ambiente sicuro, comodo. Un momento può essere ad esempio il momento della pulizia, in doccia;
- Il terapista occupazionale, si occupa di intervenire in modo che la persona riesca a svolgere le attività quotidiane o professionali nel più alto grado di autonomia possibile. Una tra le attività è appunto il sesso o la masturbazione, per cui un terapista può aiutare la persona nella scelta della soluzione migliore, indirizzarlo verso l’utilizzo di un sex toys o aiutarlo ad adattare un sex toys per un uso più agevole;
- Psicologi e sessuologi possono dare il proprio apporto professionale in questo campo sia per quanto riguarda l’esperienza della sessualità in solitaria, sia in coppia. Sono molto importanti quando la disabilità è acquisita perché la persona ricomincia ex novo il processo di conoscenza del proprio corpo e delle proprie funzionalità, cosa che può essere inizialmente molto destabilizzante.
Masturbazione e sex toys
I sex toys possono essere un valido alleato nel sesso per disabili, come nel sesso per una persona “normodotata”, sia che sia vissuto nella masturbazione in solitaria, sia in coppia.
Quale scegliere quindi? Ecco qualche consiglio di utilizzo:
- Puoi usare vibratori, o i più comodi vibratori telecomandati in caso di difficoltà nella mobilità o di un utilizzo con un partner. Molto utile può essere per donne e per uomini un wand massager dotato di una comoda impugnatura, come il Wand Massager Naomi Wand Smart: un dispositivo massaggiante per il corpo o per le zone intime, dotato di un motore potente che produce vibrazioni che variano da morbide ad intense, con una velocità di rotazione che va da 4.000 a 8.000 giri al minuto (RPM)! Lo si può usare sia per la masturbazione, ma anche per massaggiare zone erogene e non: gambe, braccia, collo, spalle, schiena, per lenire il dolore muscolare e alleviare lo stress.
- Un altro sex toys utile può essere uno stimolatore per clitoride, conosciuto per far raggiungere l’orgasmo clitorideo in pochissimi minuti e pochissimo sforzo! Ce ne sono diversi modelli: il vibratore clitoride Hallo Focus è uno stimolatore del clitoride potentissimo, in grado di garantire un orgasmo in 60 secondi. Questo prodotto è stato creato appositamente da un team di designer donne per soddisfare le esigenze delle donne. Il design tiene conto delle forme naturali del corpo femminile e offre 10 diverse modalità di vibrazione continua. Sperimenta la precisione di un motore progettato per stimolare delicatamente il clitoride. Il prodotto incorpora la tecnologia Touch, che permette di regolare facilmente l'intensità della vibrazione con un semplice tocco del dito.
- Per uomini? Oltre ad un wand, comodo e con tanti usi possibili, può essere d’interesse un ovetto come quelli di Satisfyer eggs, già lubrificati e monouso.
- Una alternativa più automatizzata, sempre per gli uomini sono i masturbatori come il masturbatore di Jamyjob. Il giocattolo ha dei pulsanti che azionano le funzioni di vibrazione che si possono combinare e temporizzare.
- Facendo un passo ulteriore verso la praticità d’utilizzo, puoi scegliere un masturbatore da uomo ergonomico, come il Jamyjob Jet Pro. Il Jamyjob della marca Jet Pro è un masturbatore dotato di un robusto guscio esterno in gel di silicone, al cui interno si trovano due potenti motori vibranti con nove modalità di utilizzo. L'interno del giocattolo è rivestito con gel silicone a doppia densità che si adatta rapidamente alla temperatura del corpo. Con i pulsanti singoli, hai il controllo completo delle funzioni di vibrazione, dando la possibilità di combinare e temporizzare le diverse modalità stimolanti del Jamyjob per un'esperienza perfettamente personalizzata.
Cosa dice l'ordinamento italiano?
La sessualità è una funzione complessa dell’essere umano, non circoscritta alle sole attività sessuali, ma includente l’erotismo, la sensualità e la dimensione affettiva. La legge storica in materia di disabilità in Italia è la 104/92., che sebbene sia stata un grande passo in avanti è per molti versi lacunosa.
Nel 2006 l’ONU ha approvato la Convenzione Internazionale dei diritti delle persone con disabilità per promuovere più sensibilità e investimenti per una maggiore indipendenza alle persone con disabilità e per superare una prospettiva abilista, anche sul piano della sessualità.
Per recepire la convenzione, il Senato ha approvato all’unanimità, la cosiddetta Legge delega: Legge 22 dicembre 2021, n 227 “Delega al Governo in materia di disabilità”, a cui devono ancora seguire adeguamenti della legislazione interna. Per cui il riferimento rimane ancora la legge 104/92. Questo si riflette anche sul diritto alla sessualità.
L’ordinamento italiano rimane quindi soprattutto sul tema della sessualità nella disabilità lacunoso a livello pratico, seppure il diritto sia definito ampiamente a livello formale come diritto dell’individuo. Inoltre è ancora in fase di stallo il disegno di legge citato per la legittimazione della figura del lovegiver. Oggi in Italia sono quindi spesso le associazioni o enti no profit come il Comitato LoveGiver ad occuparsi di disabilità svolgendo attività informative, formative e pubblicistiche in materia di educazione sessuale.
Gli stereotipi del sesso con disabili
Al netto degli stereotipi sulla sessualità nei disabili già affrontata, come la concezione del disabile come asessuato (figura dell’angelo innocente), ipersessuato e promiscuo o troppo fragile per vivere la sessualità, alcune riguardano le coppie tra disabili o per così dire “miste”, ovvero tra un disabile e un non disabile. Qualche esempio:
- Nella possibilità di un rapporto in una coppia mista, si presenta il pregiudizio o la paura che la persona disabile sia come un “oggetto di cristallo” ossia troppo fragile, poco resistente, che l’atto sia rischioso per la sua salute: il tutto ha come conseguenza un rapporto meccanico, impacciato e poco naturale;
- La modalità “analitica” anche qui l’approcciarsi a un corpo semplicemente diverso dal proprio, può innescare curiosità, imbarazzo nel partner “normodotato” e di conseguenza anche nel partner disabile che si sente messo sotto osservazione;
- Per quanto concerne i pregiudizi sulle coppie miste, quindi espressi dall’esterno della coppia, ci possono essere vari tipi di misconcezioni: se il disabile è la donna, si pensa spesso che l’uomo sia disinteressato al sesso, quindi asessuato, o abbia altre relazioni; se è l’uomo ad essere disabile si ritiene che la donna stia con lui per soddisfare un istinto materno perché, erroreamente, per le donne il sesso non è poi così importante.
Ovviamente queste sono solo assurdità che si basano sul preconcetto che una vita di coppia con una persona disabile o tra persone disabili non possa essere allo stesso modo appagante. Nulla di più sbagliato.
Come fare l'amore con disabili?
Come fare l’amore con disabili? Cominciamo dalle cose da evitare assolutamente:
- Non ricadere in pregiudizi come i sopracitati (“angelo innocente” o del disabile “fragile” a cui si potrebbe far male);
- Non assumere una posizione “predominante”, quindi se ad esempio la persona è in carrozzina, non stare in piedi a meno che non sia l’altra persona a chiedertelo meglio mettersi piuttosto nella stessa posizione, quindi seduti;
- Non fare domande come “ma le gambe non le muovi per niente?” oppure “dove metto le gambe?”
Al netto di particolari situazioni in cui è utile conoscere il quadro medico della persona con disabilità perché ci sono condizioni fisiche strettamente implicate nel rapporto (in quel caso sarà la persona a dircelo!), i principi sono grossomodo gli stessi di un rapporto con una persona cosiddetta “normodotata”:
- Mantieni la comunicazione, esistono tanti modi di provare piacere, anche a fronte di una possibile riduzione della sensibilità in determinate zone del corpo.
- Usa la fantasia, questo dovrebbe succedere in qualsiasi coppia. Le zone genitali non sono le uniche zone erogene!.
- Prendi l’iniziativa, ma allo stesso momento fai sentire l’altro parte attiva.
Sessualità con disabilità nella coppia
Oltre ai consigli già espressi in merito al sesso con persone disabili possiamo suggerirti di considerare lo stato di salute ed eventuali disfunzioni se ti vengono comunicate, cercando di mantenere un approccio neutrale alla condizione, senza addurre inutile preoccupazione o apprensione.
Se lo ritenete utile come coppia potete anche decidere di farvi seguire da uno psicologo o da un sessuologo. Per il resto non ci sono grandi raccomandazioni, se non quella di divertirvi e di vivere l’amore e il sesso in maniera libera e divertente.
Bibliografia
- scholarspace.manoa.hawaii.edu
- Dossier Scaduto: Affettività e Sessualità nelle persone con Disabilità - opl.it
- Dossier Disabilità e Caregiver-Familiari - opl.it
- I paesi europei nei quali il love-giver è già una professione - lastampa.it
- Legge delega sulla disabilità: approvata, ecco i contenuti - agenziaiura.it
- Sessualità e disabilità: connubio intriso di stereotipi e pregiudizi - oneglobalvoice.it
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